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Monthly Archives: April 2014

Matrimoni e affari di Cottone (e Gigi D’Alessio)

25 Friday Apr 2014

Posted by scarlots in Banche popolari e impopolari, Finanza, Varie ed eventuali

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accordo, Antonio Albo, avvocato, Banca d'Italia, Banca di Legnano (Gruppo Bpm), Dagospia, finanziamenti, Gi & Gi technology, Giovanni Cottone, ispezione gruppo Popolare di Milano, Lambretta Motolife, legale, matrimonio, Nicola Gurrado, prestiti, questioni finanziarie, rilievi, rottura, separazione, soci in affari, Valeria Marini

Giovanni Cottone e Valeria Marini

Giovanni Cottone e Valeria Marini

A nemmeno un anno di distanza (sarebbero mancati pochi giorni) dal post in cui (per certi aspetti) celebravo il matrimonio di Valeria Marini e Giovanni Cottone, eccomi di nuovo qui a scrivere di loro, ma questa volta della loro separazione. Una rottura che potrebbe avere avuto tra le numerose quanto insondabili motivazioni anche le questioni finanziarie di cui già vi avevo parlato il 5 maggio del 2013.
C’erano, infatti, questi finanziamenti erogati dalla Banca di Legnano (Gruppo Bpm) all’imprenditore Cottone e al cantante Gigi D’Alessio, testimone di nozze dello sposo al matrimonio con la soubrette di quasi un anno fa. Prestiti che i due soci in affari (attraverso la Lambretta Motolife e la Gi & Gi technology) non avevano onorato e su cui fin dal 2012 si era concentrata l’attenzione della Banca d’Italia, che non a caso ha inserito tutta la vicenda nei rilievi avanzati la scorsa estate a seguito dell’ispezione al gruppo Popolare di Milano.
Ora, muovendosi su strade separate, tanto D’Alessio quanto Cottone stanno cercando di metterci una pezza. Il cantante napoletano, attraverso il proprio avvocato Antonio Albo, sostiene di avere raggiunto un accordo con la Banca di Legnano la scorsa estate per rientrare del debito, mentre il legale di Cottone, Nicola Gurrado, ha dichiarato a Dagospia che per l’ormai ex marito della Varini sarebbe soltanto questione di giorni. Si vedrà. Nel frattempo, trovate tutto qui.

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Mps, là dove c’era Sorgenia, ora c’è…

21 Monday Apr 2014

Posted by scarlots in Banche popolari e impopolari, Finanza

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Adriano Celentano, Alessandro Profumo, Banca Monte dei Paschi di Siena, banche finanziatrici, bilancio 2012 2013, Cir, credito 149 milioni, Dagospia, debito 2 miliardi, Fabrizio Viola, famiglia De Benedetti, finanziata a piene mani, Il ragazzo della via Gluck, in bonis, incagli, investimento, istituto di Rocca Salimbeni, Mps, Sorgenia, Ubi Banca, Victor Massiah

“La dove c’era l’erba, ora c’è una città”, cantava Adriano Celentano ne “Il ragazzo della via Gluck”, canzone che non so per quale diavolo di motivo oggi ho in mente; che si tratti di un tema in un certo qual modo pasquale? A ogni buon conto, allo stesso modo, nel bilancio di Banca Monte dei Paschi di Siena, là dove c’era Sorgenia, ora non c’è più nulla (altro che la città che cantava il Molleggiato). Il riferimento è alla utility controllata dalla Cir della famiglia De Benedetti che proprio in questi tempi è alle prese con una complessa ristrutturazione del debito da quasi 2 miliardi. L’istituto di Rocca Salimbeni guida le banche finanziatrici con una esposizione di circa 600 milioni, ma è anche socia diretta del gruppo dell’energia al fianco della Cir e degli austriaci di Verbund.
E così, se nel documento sui conti del 2012 Mps dava conto della partecipazione azionaria dell’1,16% (quell’anno, tra l’altro, poiché evidentemente Sorgenia cominciava a dare le prime avvisaglie di cedimento, svalutata da 40,3 a 7,7 milioni), nel bilancio del 2013, la banca presieduta da Alessandro Profumo e guidata da Fabrizio Viola ha preferito non farne menzione. E certamente non perché abbia venduto la partecipazione (e chi se la prenderebbe mai?), ma perché, semplicemente, ha scelto di non parlarne. Per carità, lo può fare, trattandosi di una piccola quota, ma non si capisce il motivo di questo silenzio, tanto più che sia nel 2012 sia nel 2013 l’istituto senese era già guidato dal tandem Profumo-Viola (l’ex timoniere di Unicredit arrivò a Siena nell’aprile di due anni fa). In altre parole, non si è verificato un cambio in plancia di comando tale da giustificare una modifica alla redazione del bilancio. A essere maligni, viene quasi il sospetto che, ora che il caso Sorgenia è esploso e molti media non fanno che parlarne, ai piani alti di Mps si sia deciso che sia meglio adottare la strategia del silenzio.
E invece proprio adesso un po’ di chiarezza in più sulla vicenda della utility, finanziata a piene mani dalle banche quando l’investimento in termini di capitale dei soci e in particolare della Cir è stato minimo, certamente non guasterebbe. Ma l’unico istituto di credito che ha deciso di scoprire le carte in tavola è l’Ubi guidata da Victor Massiah, che nel 2013 ha passato i 149 milioni di esposizione verso Sorgenia da “in bonis” a “incagli”. Ne ho scritto qui su Dagospia.

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Il tiro mancino del Genoa alla holding di Preziosi Fingiochi

15 Tuesday Apr 2014

Posted by scarlots in Finanza, Varie ed eventuali

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bilancio 2012, calcio, club rossoblù, Cogliate, Dagospia, Enrico Preziosi, finanziamenti, Genoa Cricket and Football Club Spa (Cfc), Giochi Preziosi, Gormiti, holding Fingiochi, perdita da 209 milioni, profondo rosso, ristrutturazione debito

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Gli asset in pancia alla holding Fingiochi, in questi tempi grami, sono meno Preziosi che mai. Lo sa bene il patron Enrico, presidente sia del Genoa Cricket and Football Club Spa (Cfc) sia della società di giocattoli con base a Cogliate Giochi Preziosi. Le difficoltà che negli ultimi mesi ha dovuto attraversare il gruppo dei famosi Gormiti ve le avevo raccontate qui.
Mentre oggi, con il deposito dell’ultimo bilancio della holding prima azionista Fingiochi, che per l’appunto fa capo al presidente del Geona, si è aggiunto un ulteriore elemento al puzzle con cui Enrico Preziosi da tempo ormai è costretto a fare i conti. La holding, infatti, proprio per i guai finanziari di Giochi Preziosi, che l’anno scorso ha chiuso una complessa ristrutturazione del debito con le banche, e per l’andamento non certo brillante del club rossoblù, ha chiuso il bilancio del 2012 (l’anno è giusto, il documento è stato approvato con mesi di ritardo) con una perdita da 209 milioni. In profondo rosso, altro che rossoblù! Qui su Dagospia l’articolo che ho scritto oggi con tutti i conti della Fingiochi.
Tra l’altro, a ulteriore dimostrazione della non semplice situazione in cui versa il Genoa, il bilancio della holding aggiunge che un finanziamento del valore nominale di 11,38 milioni verso la squadra rossoblù è stato svalutato del 50% ed è così sceso a 5,69 milioni, “per tenere conto di presumibili future perdite sulla società controllata (Fingiochi ha in mano il 75%, ndb*) che richiederanno una rinuncia a tali finanziamenti per la loro copertura”. Insomma, nel cielo finanziario del Genoa non è detto che torni presto il sereno.
*ndb=nota di blog

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Mps e il Chianti che si berranno Profumo e Viola per dimenticare

07 Monday Apr 2014

Posted by scarlots in Finanza

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Alessandro Profumo, cartolarizzazione, Chianti Classico, Dagospia, Fabrizio Viola, Giuseppe Mussari, Guardia di Finanza, immobili, indagine, Monte Paschi Siena, Mps, Mps Immobiliare, Procura di Siena, rideterminazione canone

Chianti_Classico_03

Oltre ai famosi e costosi derivati “Alexandria” e “Santorini”, tra le tante gatte da pelare che l’ex presidente di Monte dei Paschi di Siena, Giuseppe Mussari, ha lasciato in dote al suo successore Alessandro Profumo (che a sua volta al suo successore in Unicredit ha lasciato qualche problema da risolvere, ma questa è un’altra storia) ce n’è una che si chiama “Chianti Classico” (qui su Dagospia l’articolo completo che ho scritto oggi sulla vicenda).
Si tratta di una complessa operazione di cessione di immobili da 1,7 miliardi con annessa cartolarizzazione, che nell’ultimo bilancio della banca senese, quello del 2013, ha pesato per quasi 300 milioni, suddivisi in 70 milioni spesi per il riacquisto dei titoli in circolazione più 224 milioni di “oneri di gestione” legati alla “rideterminazione del canone di mercato del complesso immobiliare”.
Ma non è ancora finita, perché il bilancio del 2013 di Mps fa sapere che, a partire dallo scorso mese di giugno, la Guardia di finanza, su disposizione della Procura di Siena, ha avviato un’indagine sull’operatività di Mps Immobiliare che, tra le altre cose, riguarda proprio Chianti Classico. “Tenuto conto della rilevanza dell’operazione – spiega il bilancio di Rocca Salimbeni – non si può escludere che dagli sviluppi dell’indagine (della Procura, ndr) nei confronti di Mps Immobiliare possano derivare contestazioni anche di importo significativo che, nel caso, saranno adeguatamente valutate”.
Insomma, per tutti i guai che sta causando a bilancio, è altamente probabile che il Chianti, e quello “classico” in modo particolare, sia diventato uno dei vini meno amati da Profumo e dall’ad di Mps, Fabrizio Viola.

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Mediaset e il peso (fiscale) dei processi sui diritti e Mediatrade

06 Sunday Apr 2014

Posted by scarlots in Cose media-mente interessanti, Finanza

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Agenzia delle entrate, antitrust spagnola, autorità giudiziaria, bilancio 2013, contenziosi fiscali, contenzioso fiscale, Daniele Lorenzano, Fedele Confalonieri assolto formula piena, Fininvest, Fisco, fondo rischi, Frank Agrama, Gabriella Galetto, Mediaset, Mediaset Espana, oneri fiscali, processo diritti Mediaset, processo Mediatrade, Silvio Berlusconi

L'ex premier Silvio Berlusconi

L’ex premier Silvio Berlusconi

I processi che vedono coinvolto, a diverso titolo, l’ex premier Silvio Berlusconi pesano come un macigno sulla sua società di famiglia Mediaset. E basta dare uno sguardo al bilancio del 2013 appena depositato dal gruppo che fa capo alla famiglia Berlusconi attraverso la cassaforte Fininvest per rendersi conto di come i contenziosi tributari siano legati a doppio filo a procedimenti giudiziari conclusi, come nel caso del processo sui diritti Mediaset, e ancora in corso, come per “Mediatrade”.

Dal processo sui diritti Mediaset è uscito condannato per frode fiscale niente meno che Silvio Berlusconi, insieme con Frank Agrama, Gabriella Galetto e Daniele Lorenzano, mentre è stato assolto con formula piena Fedele Confalonieri. Proprio in relazione a tale processo penale, l’Agenzia delle entrate ha inviato a Mediaset alcuni avvisi di accertamento relativi agli anni 2001, 2002 e 2003, dove si contesta un maggiore reddito imponibile per poco più di 44 milioni.
La società del Biscione, però, “senza ammissione di responsabilità”, lo scorso ottobre ha preferito chiuderla lì definendo con il Fisco il contenzioso per un totale di 26 milioni. Ma ancora non è finita, perché nello stesso mese di ottobre l’autorità finanziaria ha bussato alla porta di Mediaset per il periodo di imposta del 2004. La società, allora, a novembre, ha versato all’Agenzia delle entrate altri 1,3 milioni e ha iscritto nel bilancio del 2013 un fondo rischi per 1,8 milioni per eventuali contestazioni legate al processo sui diritti per gli anni successivi al 2004.

Altro giro di guai per Mediaset e altra corsa dal processo Mediatrade, che pure coinvolge Agrama più alcuni amministratori e dirigenti del gruppo e che riguarda una presunta frode fiscale aggravata. In relazione a tale processo, l’Agenzia delle entrate ha rettificato il reddito imponibile per il 2003 della società della famiglia Berlusconi per 7,8 milioni. E Mediaset, di nuovo senza ammissione di responsabilità, ha raggiunto un accordo col Fisco e a maggio del 2013 ha pagato 2,7 milioni. Anche questa volta, però, subito dopo, l’Agenzia delle entrate ha contestato anche gli anni successivi. Così, per “sistemare” il 2004, Mediaset, a dicembre, ha pagato 2,7 milioni, mentre per il periodo 2005-2012 ha iscritto a bilancio un fondo rischi per 11,5 milioni.
Soltanto nel 2013, spiega il bilancio della società del Biscione, gli oneri connessi alla definizione dei contenziosi fiscali hanno avuto un impatto complessivo, ovviamente negativo, di 44,4 milioni sul risultato netto consolidato, che nell’ultimo esercizio è stato piuttosto risicato, e positivo per quasi 9 milioni.
Il bilancio di Mediaset segnala poi che il 6 febbraio la controllata Rti ha acceso “un rapporto di conto corrente che risulta essere nella piena ed esclusiva disponibilità dell’autorità giudiziaria”. Su tale conto, sono stati versati 10,8 milioni, che risultano “a disposizione della stessa autorità giudiziaria ai fini del pagamento del debito tributario contestato nel procedimento penale Mediatrade”.

Ma non è tutto, perché il bilancio del Biscione fa anche sapere che anche la controllata Mediaset Espana trascina con sé guai e conti da pagare: l’antitrust spagnola, a febbraio del 2013, l’ha sanzionata per 15,6 milioni (è già stato presentato il ricorso) e l’amministrazione finanziaria del paese iberico le ha contestato il mancato pagamento di tasse per 9 milioni. Insomma, i guai fiscali di Mediaset non sono colpa soltanto dei processi di Berlusconi.

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