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Tag Archives: Fatto Quotidiano

Generali, Scaroni e lo strano tempismo dei conflitti di interessi

03 Friday Oct 2014

Posted by scarlots in Finanza, Generali(zzando un po')

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Paolo Scaroni se ne va in scooter

Paolo Scaroni se ne va in scooter

E subito dopo Sergio Balbinot se ne va dalle Generali anche Paolo Scaroni. L’ex amministratore delegato dell’Eni, dunque, fa come (Claudio) Baglioni, o meglio, come Drupi: “Vado via”. La decisione di lasciare il consiglio di amministrazione del gruppo assicurativo arriva dopo tutta una serie di articoli che prima metteva insieme le sue (dis)avventure giudiziarie in vista dell’assemblea del 14 ottobre del gruppo triestino che avrebbe dovuto reintegrarlo e poi sottolineava i dubbi dei grandi fondi esteri (io ad esempio ne avevo scritto sul Fatto Quotidiano qui e qui). L’ultimo di questi articoli, dopo quello analogo di domenica del Sole 24 Ore, era stato pubblicato proprio ieri mattina dal quotidiano Repubblica.

Ecco cosa diceva la nota del gruppo del Leone guidato da Mario Greco giunta ieri in tarda serata (ho lasciato le maiuscole che avrei tolto):

“Generali informa che il consigliere di amministrazione indipendente Paolo Scaroni, Presidente del Comitato per la Remunerazione e membro del Comitato per le Nomine e la Corporate Governance di Generali, ha comunicato oggi al Presidente della Compagnia Gabriele Galateri di Genola le proprie dimissioni dal Consiglio. Questa decisione è legata a nuovi impegni lavorativi che rendono difficile svolgere con la dovuta dedizione l’incarico di Consigliere e potrebbero determinare eventuali conflitti d’interesse”.

Ecco, non per infierire, ma vorrei soffermarmi su quest’ultimo punto, ossia su questi “nuovi impegni lavorativi che rendono difficile svolgere con la dovuta dedizione l’incarico di Consigliere e potrebbero determinare eventuali conflitti d’interesse”. Scaroni, che lo scorso giugno è stato nominato vicepresidente della banca di investimento Rothschild, si è accorto di questa cosa soltanto ieri. Vale a dire nella giornata in cui è stato pubblicato l’ennesimo articolo sui dubbi dei fondi esteri in vista dell’assemblea di Generali di metà ottobre (che a questo punto non ha più motivo di riunirsi). Beh, meglio tardi che mai…

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Generali e le ultime di casa Scaroni

12 Friday Sep 2014

Posted by scarlots in Finanza, Generali(zzando un po')

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12 settembre, Allianz, Assemblea, azionisti, board of overseers, Bruno, Columbia University, consiglio dei supervisori, consiglio di amministrazione, distribuzione, Europ Assistance, Europe Assistance, Fatto Quotidiano, figlio, Generali, Generali Italia, incarico, ingegneria gestionale, Italia, laureato, Leone, Mario Greco, master, McKinsey, Milano, ottobre, Paolo, Politecnico, profilo Linkedin, promozione, responsabile, responsabilità, Scaroni, Stefano Gentili, Zurich

Bruno Scaroni

Bruno Scaroni

Siccome vi avevo già parlato della vicenda qui e qui, non posso non aggiornarvi sulle ultime nuove di casa Scaroni alle Generali. Mentre Paolo Scaroni attende il verdetto dell’assemblea degli azionisti del 14 ottobre, chiamata a revocarlo o reintegrarlo nel consiglio di amministrazione delle Generali, il figlio Bruno cambia incarico. E a riguardo le interpretazioni sono duplici e contrapposte: c’è chi dice si tratti di una promozione, e chi invece invita alla cautela, facendo notare che prima aveva maggiori responsabilità.
Sta di fatto che dal primo ottobre dal primo ottobre sarà il nuovo ad della controllata del Leone Europ Assistance Italia. Al suo posto come responsabile della distribuzione di Generali Italia andrà Stefano Gentili, che ricopriva già lo stesso ruolo in Allianz.
Bruno Scaroni, laureato in ingegneria gestionale al Politecnico di Milano nel 2001, master alla Columbia University (dove Paolo Scaroni siede nel “board of overseers”, traducibile in “consiglio dei supervisori”) e un passato in McKinsey (fonte il suo profilo Linkedin), era approdato a Trieste nel marzo del 2013 da Zurich, compagnia svizzera da cui proviene anche l’amministratore delegato delle Generali, Mario Greco.

(Tutto questo e molto di più nell’articolo di oggi 12 settembre sul Fatto Quotidiano, oppure qui)

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Unicredit e il mega conflitto (con la sua Prelios) nella vendita di Uccmb

10 Wednesday Sep 2014

Posted by scarlots in Finanza

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Federico Ghizzoni

Federico Ghizzoni

Unicredit è alle prese con un dilemma tale da fare scomparire in un colpo solo pure quello dell’Amleto di William Shakespeare. Dovete sapere che, nell’ottica di fare cassa per scongiurare l’ipotesi di un aumento di capitale, l’istituto guidato dall’amministratore delegato Federico Ghizzoni sta vendendo la controllata Unicredit credit management bank (Uccmb), attiva nella gestione dei crediti “non performanti”, cioè quei prestiti che per una banca sono quasi andati perduti.
Stando a quel che riferisce “Il Sole 24 Ore” con la consueta dovizia di advisor e consulenti dell’operazione, sarebbero due le cordate interessate a comprare Uccmb: da una parte, il fondo americano Fortress insieme con l’italiana Prelios (la ex Pirelli real estate); dall’altra, tale Lone Star affiancata da tale fondo Christofferson Robb & Company.
Ed ecco qui il dilemma amletico: Unicredit a chi venderà la propria controllata Uccmb? A due perfetti sconosciuti o quasi, oppure a Fortress e Prelios, società immobiliare – quest’ultima – della quale Unicredit è azionista e finanziatrice? Lascio a voi la risposta. Nel frattempo, mi limito a osservare che tra i consulenti di Fortress e della ex Pirelli real estate c’è Mediobanca. Di cui Unicredit, incidentalmente, è prima azionista.

(La situazione di Prelios con questo e un altro grosso conflitto di Unicredit nell’articolo che trovate sul Fatto Quotidiano del 10 settembre e anche qui)

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Ntv diventa un caso “politico”, incontro coi sindacati il 10 settembre

03 Wednesday Sep 2014

Posted by scarlots in Economia, Finanza, Generali(zzando un po'), Trovando un'Intesa (Sanpaolo)

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Maurizio Gasparri

Maurizio Gasparri

Tra cinguettii di produzione propria e altrui, l’attività su Twitter del vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, è talmente intensa, che la probabilità di avere guai diventa elevata. Gli è appena successo con Nuovo trasporto viaggiatori (Ntv), la società dei treni ad alta velocità Italo di Diego Della Valle, Luca Cordero di Montezemolo e Gianni Punzo. La vicenda risale a tre giorni fa, quando Gasparri, su Twitter, risponde alla pubblicità di un’offerta di Italo: “Siete quasi falliti, rischioso comprare biglietti venduti da Della Valle & Montezemolo”. E dopo un po’ torna alla carica: “Ma che promozioni, presto chiuderete”.
Il riferimento di Gasparri è alla difficile situazione in cui versa Ntv (trovate tutto qui), anticipata dal Fatto Quotidiano del 27 agosto e caratterizzata da una ristrutturazione del debito diabolico da 666 milioni con le banche e altri finanziatori (la sola Intesa Sanpaolo, socia al 20 per cento, è esposta per 586 milioni, seguita da Mps, Bnl e Banco Popolare) a cui dovrà probabilmente affiancarsi anche una nuova iniezione di risorse da parte degli azionisti, dopo quella di 85 milioni completata tra il 2013 e il 2014, visto che nel primo trimestre di quest’anno le perdite hanno superato un terzo del capitale. Stando alle ultime indiscrezioni, poi, nelle prossime settimane, Ntv potrebbe annunciare l’avvio delle procedure per mettere in mobilità 300 dipendenti su un totale di poco superiore ai mille, tra l’altro già in contratto di solidarietà. Si tratterebbe per lo più di giovani, visto che l’età dei lavoratori di Italo è più bassa della media.
Un contesto difficile in cui i cinguettii di Gasparri non fanno che complicare le cose. Ecco perché ieri Ntv ha annunciato di avere “dato mandato ai propri legali di assumere ogni opportuna iniziativa nei confronti del vice presidente del Senato”, per via delle sue “sconcertanti e reiterate dichiarazioni”. “Trovo inaccettabile, gravissimo e anche vergognoso che un vicepresidente del Senato abbia scritto quelle cose – ha dichiarato all’Ansa il presidente di Ntv, Antonello Perricone – e trovo sorprendente che nessuno della politica in merito abbia reagito, anche arrivando a chiedere, per esempio, le sue dimissioni”.
Al di là di Gasparri, la situazione in cui versa la società dei treni Italo, probabilmente anche per l’importanza degli azionisti coinvolti (ci sono anche Alberto Bombassei e le Generali), sta assumendo una certa rilevanza politica. Basti pensare all’attenzione che sta dedicando alla vicenda Repubblica, il quotidiano della famiglia di Carlo De Benedetti, la quale proprio negli ultimi mesi ha dovuto fare i conti con la ristrutturazione del debito da quasi due miliardi della controllata dell’energia Sorgenia (di fatto finita in mano alle banche creditrici).
Nonostante tutto, “Ntv – ha aggiunto Perricone – non molla, è impegnata in una dura operazione di ristrutturazione del modello industriale. Stiamo tagliando i costi, rivisitando i contratti con i fornitori, ridefinendo il perimetro dello sviluppo possibile, i cui risultati naturalmente si vedranno nel medio periodo. Tutti, azionisti, dipendenti, fornitori, stanno facendo la propria parte per salvaguardare la qualità del servizio”. Perricone non dice nulla sulla possibile mobilità per 300 dipendenti, ma il tema dell’occupazione sarà al centro di un incontro tra azienda e sindacati che si terrà il 10 settembre.
“Siamo preoccupati – dice il segretario generale della Fit Cisl Giovanni Luciano – ma prima di trarre conclusioni vogliamo sentire la versione della società, che con noi non ha ancora affrontato il tema. Se confermata la mobilità, sarebbe una pessima notizia per l’azienda e per il Paese”.
Sembra quasi che si riallacci a queste parole Perricone, che ieri concludeva amaro: “Fare impresa in Italia è difficile. Sfidare un gigantesco monopolio, quale è stato quello delle Ferrovie dello Stato, è un’opera da far tremare i polsi. Contavamo però sulla certezza delle regole, ma sembra che non sia proprio di questa Italia, ed è un vero peccato perché è molto difficile così attrarre investimenti privati, italiani ed esteri”.

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Viaggio della speranza per i treni Italo: servono soldi

27 Wednesday Aug 2014

Posted by scarlots in Economia, Finanza, Trovando un'Intesa (Sanpaolo)

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A dare l’allarme sono i revisori dei conti di Deloitte & Touche nel bilancio del 2013: la Ntv (Nuovo trasporto viaggiatori), la società dei treni Italo di Diego Della Valle, Luca Cordero di Montezemolo e Gianni Punzo, è a corto di soldi. E così, dopo gli 85 milioni già sborsati tra il 2013 e l’inizio del 2014, saranno probabili nuovi versamenti da parte dei soci Intesa Sanpaolo, le ferrovie francesi (20 per cento a testa), le Generali (15 per cento), più Alberto Bombassei, Isabella Seragnoli e Giuseppe Sciarrone con partecipazioni minori. Oltre al trio di amici Della Valle, Montezemolo e Punzo, che insieme hanno il 35% di Ntv.
Tutta colpa delle perdite che, dopo i 77 milioni abbondanti di rosso del 2013, nel primo trimestre del 2014 hanno superato un terzo del capitale sociale, che è poi la situazione disciplinata dall’articolo 2446 del codice civile.
I probabili soldi che saranno chiamati a versare gli azionisti si affiancheranno alla rinegoziazione del debito in corso con le banche, nell’ambito della quale la società ha chiesto una tregua sui rimborsi (stand-still) da aprile alla fine del 2014. Un processo guidato da Intesa Sanpaolo, che da sola è esposta verso la società dei treni Italo per 586 milioni, sui 666 milioni di debito complessivo. Una situazione, per Ntv, davvero diabolica!

(Tutto questo e molto di più nell’articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano il 27 agosto, che potete leggere anche qui)

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Telecom Italia, Vivendi e lo strano caso di Bnp Paribas

25 Monday Aug 2014

Posted by scarlots in Finanza, Telecom-iche

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Marco Patuano

Marco Patuano

Come vi dicevo qui, nel 2014, la grande storia finanziaria entrata nel vivo sotto il sole di agosto si chiama Telecom Italia. Una storia che, in particolare, racconta il disperato tentativo dell’amministratore delegato Marco Patuano e dei vertici della società di impedire di farsi fregare dai soci-avversari di Telefonica. Al centro della contesa c’è Gvt, la controllata brasiliana dei francesi di Vivendi su cui vogliono mettere le mani tanto gli spagnoli quanto gli italiani (controllati dagli stessi spagnoli).
Chi tra i duellanti avrà la meglio si vedrà, ma intanto vale la pena notare che il maxi conflitto di interessi degli azionisti di Telefonica, in questa storia, è solo la punta dell’iceberg.
La posizione più eclatante è quella di Bnp Paribas, che figura tra i consulenti che affiancano Telecom Italia per mettere a punto l’offerta su Gvt e fare entrare Vivendi nell’azionariato della società guidata da Patuano.
Bene, dovete sapere che, come si apprende dal sito web della Consob, Bnp Paribas sa, dal 22 luglio, ha aumentato allo 0,72 per cento del capitale la propria posizione “corta” (short), ossia ribassista, sul gruppo di telefonia con base in Italia. In altri termini, la banca francese guadagna se le quotazioni di Borsa di Telecom scendono. Al contrario, per evitare che l’operazione con Vivendi diventi troppo onerosa, è interesse della società guidata da Patuano che i prezzi delle proprie azioni salgano. Insomma, la sala trading di Bnp sembra lavorare in direzione totalmente opposta rispetto ai consulenti della banca francese. Un potenziale conflitto grosso come una casa, ma meno male che ci sono i “muri cinesi” (chiamati almeno in teoria a separare le diverse divisioni all’interno di una banca).

(Sul Fatto Quotidiano del 22 agosto, oppure qui, potete leggere tutti i potenziali conflitti di interessi dell’operazione Telecom-Vivendi)

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Santanchè e Ferrari saltano l’Ipo grazie a Pms

09 Saturday Aug 2014

Posted by scarlots in Finanza, Varie ed eventuali

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Daniela Santanchè e Paola Ferrari in lungo vestite

Daniela Santanchè e Paola Ferrari in lungo vestite

C’è chi per andare in Borsa deve passare attraverso una costosa quotazione (Ipo). E c’è chi invece pensa di farsi acquisire, a costo zero, da una società già quotata ma svuotata di gran parte delle proprie attività. E’ proprio quest’ultima la soluzione scelta da Daniela Santanchè, la pasionaria di Forza Italia, e dalla sua neo socia Paola Ferrari, ex conduttrice della “Domenica Sportiva” e moglie di Marco De Benedetti (figlio dell’ingegnere Carlo), per fare approdare a Piazza Affari, sul mercato dell’Aim e attraverso il “veicolo” già quotato Pms, le attività editoriali della concessionaria di pubblicità Visibilia. Quest’ultima, tra l’altro, è già controllata al 40% da una società negoziata a Piazza Affari: la Bioera dell’ex compagno di Santanchè, Giovanni Canio Mazzaro.
Insomma, un bell’intreccio di affari, passati e futuri, di inedite amicizie e, perché no, di vecchi amori.

(Qui potete trovare l’articolo su tutta la vicenda, che incrocia anche i destini del quotidiano “L’Unità”, pubblicato oggi sul “Fatto Quotidiano”)

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La grande guerra delle Generali. E le nuove tappe del repulisti di Greco

07 Thursday Aug 2014

Posted by scarlots in Finanza, Generali(zzando un po')

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Alberto Nagel, Apple, azionisti veneti, Banca Finnat, Basilea 3, bond ibrido, causa di lavoro, chief insurance officer, clausola di rimborso anticipato, dimissioni, Enrico Cuccia, famiglia Amenduni, famiglia Nattino, Fatto Quotidiano, Ferak, Finint, fondo immobiliare, forniture, Generali, Giancarlo Scotti, Giovanni Perissinotto, Ilva, inchiesta pm Trieste, Isvap, Ivass, lettera, Mario Greco, Mediobanca, Michelangelo Agrusti, Onda Communications, operazioni soci veneti, ostacolo attività di vigilanza, Palladio, Raffaele Agrusti, rapporto di Kpmg, Renato Pagliaro, salvataggio Telit, Sergio Balbinot, società di consulenza Kpmg, Vianini Lavori, vicepresidente Francesco Gaetano Caltagirone, Vincenzo Maranghi

Mario Greco

Mario Greco

Vi ho parlato spesso (da ultimo qui) dell’uscita dell’ex direttore generale e finanziario delle Generali, Raffaele Agrusti, entrato inesorabilmente in conflitto con l’amministratore delegato della compagnia triestina, Mario Greco. E ho tentato di raccontare questa storia, con qualche retroscena inedito, ieri sul “Fatto Quotidiano” (qui potete leggere l’articolo).
Cercando di riassumere, ora, sulla testa tanto di Agrusti quanto dell’ex ad delle Generali Giovanni Perissinotto pendono ben due spade di Damocle: da una parte, la causa di lavoro promossa proprio da Greco; dall’altra, l’inchiesta dei pm di Trieste, nell’ambito della quale gli ex vertici risultano indagati per ostacolo all’attività di vigilanza.
Nei mesi scorsi, abbiamo letto e riletto di come alla base dell’azione di risarcimento promossa da Greco ci siano le tanto controverse operazioni con i soci veneti del Leone riuniti in Ferak. Tra queste, la sottoscrizione di obbligazioni in favore del fondo Finint, l’investimento nell’Ilva di Taranto con la famiglia Amenduni e la partecipazione al capitale di Palladio. Gran parte di questi investimenti, nel marzo 2013, è finita sotto il radar della società di consulenza Kpmg, che ha quantificato le perdite potenziali in 234 milioni di euro.
Peccato però che le operazioni a diverso titolo contestate agli ex vertici nella causa di lavoro non siano soltanto quelle realizzate con gli azionisti veneti. Ci sono, infatti, sia alcune forniture alle Generali che riguardano società (in primis Onda Communications) riconducibili al fratello di Agrusti, Michelangelo, sia vicende che coinvolgono, a diverso titolo, Mediobanca.
Quest’ultimo è il caso del salvataggio della società di telefonia Telit, risalente ai primi anni Duemila. Nel memoriale depositato al tribunale di Trieste, Agrusti sostiene che gli ex vertici del Leone furono spinti a salvare Telit, con un investimento da poco più di 50 milioni, anche dall’intervento di Mediobanca, a quell’epoca guidata dall’ex delfino di Enrico Cuccia, Vincenzo Maranghi, scomparso nel 2007. “Mediobanca non aveva finanziamenti bancari con il gruppo Telit”, dicono dall’istituto. Ma nel 2000, la banca d’affari aveva assistito la società di telefonia come consulente nell’aumento di capitale da 100 miliardi di lire e nel finanziamento a medio termine da 365 miliardi di lire.
A tirare in ballo Mediobanca, ma questa volta quella dell’era di Alberto Nagel e Renato Pagliaro, è anche il cosiddetto “bond ibrido”, vale a dire uno strumento in termini di rischio a metà tra le azioni e le obbligazioni classiche, con cui piazzetta Cuccia, nel 2008, finanziò per 500 milioni le Generali. In questo caso, la compagnia triestina incolpa gli ex vertici di non avere informato né il consiglio di amministrazione, né Greco, né l’authority assicurativa Isvap (oggi Ivass) di una clausola di rimborso anticipato associata al prestito che, se fosse stata nota, avrebbe impedito alla compagnia di utilizzare lo stesso bond per rafforzare il proprio patrimonio. L’omissione è emersa lo scorso autunno quando Mediobanca, dopo i primi contatti di ottobre e con lettera dell’11 dicembre 2013, per via dell’imminente entrata in vigore della nuova regolamentazione di Basilea 3, ha chiesto di modificare alcune condizioni del finanziamento, rendendolo di fatto più oneroso per le Generali. Che nel frattempo, per evitare di pagare di più, hanno deciso di rimborsare in anticipo il prestito. Fonti vicine a Perissinotto giustificano la mancata comunicazione all’Isvap sottolineando che “ogni eventuale rimborso sarebbe comunque stato soggetto a preliminare approvazione dell’autorità di controllo”. Di più: la difesa cita una riunione del cda delle Generali del 25 settembre 2008, in cui l’ex ad ha fornito informazioni sull’ibrido e, rispondendo a una domanda del vicepresidente Francesco Gaetano Caltagirone, ha aggiunto che sarebbe stato possibile chiedere a Mediobanca, con un po’ di preavviso, il rimborso anticipato. Se così fosse, verrebbe a cadere la tesi di Greco secondo cui il consiglio sarebbe stato tenuto all’oscuro dello strumento e di alcune sue caratteristiche.
E proprio Caltagirone, o meglio, un investimento delle Generali che conduce a lui, sembra essere il motivo della prima richiesta di dimissioni avanzata da Greco ad Agrusti il 24 giugno del 2013. L’ad delle Generali, in particolare, dopo poco dal suo arrivo a Trieste, pare essersi particolarmente inalberato per l’investimento del Leone in Apple, un fondo immobiliare gestito dalla Banca Finnat della famiglia Nattino che si occupa di un’area residenziale affidata a Vianini Lavori, società del gruppo Caltagirone. Un portavoce delle Generali sostiene, invece, che “il 24 giugno vennero presentati al dottor Agrusti esclusivamente i pareri legali relativi alle operazioni del rapporto di Kpmg”.
Va, inoltre, ricordato che all’operazione Apple avrebbe lavorato anche Giancarlo Scotti, ex numero uno della divisione immobiliare del Leone e tra gli ultimi manager usciti dal gruppo dopo il repulisti avviato da Greco. Pare, in particolare, che si fossero fatti un po’ tesi i rapporti non tanto tra Scotti e l’ad delle Generali quanto piuttosto tra il manager e lo stesso Caltagirone.
Chi invece appartiene ancora alla vecchia gestione ma resiste a Trieste è l’ex numero uno del gruppo (in tandem con Perissinotto), Sergio Balbinot, per il quale, nell’ottobre del 2012, Greco aveva addirittura ideato un nuovo incarico, quello dal nome rigorosamente inglese (non sia mai!) di chief insurance officer, badando bene, però, a farlo uscire nello stesso tempo dal consiglio di amministrazione. Resisterà ancora il prode Balbinot o alla fine sarà costretto a soccombere alla “pulizia” ai vertici di Greco? C’è chi comincia a scommettere sulla seconda eventualità.

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